Benchmark per l’advertising digitale: come capirli e usarli

Una delle cose che spaventano di più chi si avvicina per la prima volta al mondo dell’advertising digitale è la mancanza di punti di riferimento rispetto alla spesa. Quanto investire? I risultati ottenuti giustificano il budget allocato? Il costo per clic o per risultato è troppo alto?

Per nostra fortuna, non siamo lasciati completamente soli a noi stessi quando mettiamo in campo azioni di marketing digitale. Sul web troviamo un’infinità di informazioni, compresi i benchmark per le attività di advertising. Come si leggono questi benchmark e come possiamo usarli per migliorare le nostre campagne?

benchmark advertising digitale

Dove trovare i benchmark per l’advertising

Se ti stai chiedendo qual è un costo per clic “accettabile” per la tua campagna pubblicitaria, la prima cosa che puoi fare è cercare risposta online. Troverai sicuramente un’infinità di articoli e siti che affrontano il tema, e alcuni sono diventati un vero e proprio punto di riferimento per i marketer.

Un buon esempio è WordStream, che offre sul suo blog molti articoli dedicati ai benchmark per i vari tipi di pubblicità online. Nella maggior parte dei casi, gli altri siti che scrivono di questo argomento non fanno altro che riportare le informazioni raccolte da WordStream.
In un modo o nell’altro, scoprire qual è il costo medio per clic o conversione di un’attività di advertising è tutt’altro che difficile. Ma ci sono alcune cose a cui prestare attenzione quando leggiamo questi dati!

Il problema dell’analisi dei benchmark

Quando effettuiamo la nostra ricerca online e apriamo l’articolo di WordStream (o altri) che parla dei benchmark per una specifica attività di advertising, non dobbiamo fermarci alla lettura superficiale. Leggendo l’articolo, possiamo scoprire subito qual è il dato che ci interessa e magari siamo fortunati perché c’è un benchmark specifico per il settore in cui operiamo noi. Allora dov’è il problema?

La prima cosa a cui non pensano in molti è che queste ricerche sono sempre basate su campioni di utenza degli Stati Uniti. Leggendo tutto l’articolo, tra le FAQ si trova questa informazione tutt’altro che irrilevante! Si dice che “tutto il mondo è paese” ma questo detto di sicuro non vale per l’advertising: i costi per clic o risultato possono variare notevolmente tra una nazione e l’altra.

In più i benchmark sono dati generali che, anche all’interno di un settore in cui esiste la metrica di riferimento, non tengono conto di situazioni locali particolari. Quindi, se nella tua città il numero di competitor della tua azienda è notevolmente più alto del normale, non puoi stupirti se sostieni costi alti rispetto ai benchmark per il tuo advertising.

Come sfruttare i benchmark per migliorare il tuo advertising

I benchmark sono utili perché ci danno un’unità di misura generale a cui fare riferimento. E questo è certamente un vantaggio! Ma non dobbiamo considerarli talmente importanti da valutare come sicuramente problematiche le campagne che come costo superano i benchmark di settore.

Il nostro suggerimento è di usare questi dati come punto di partenza per l’inizio delle tue attività pubblicitarie. I benchmark possono aiutare te o i tuoi clienti a capire cosa ci si può aspettare da una campagna rispetto al budget disponibile. Ma, appena cominci ad accumulare dati interni e mesi di lavoro, ai benchmark generali devi cominciare a sostituire i tuoi.

L’andamento medio delle tue campagne deve diventare il nuovo punto di riferimento per valutare cosa migliorare e cosa va bene. I dati interni sono molto importanti perché tengono conto delle particolarità del tuo mercato!

Oggi hai imparato come leggere i benchmark per l’advertising digitale e come usarli per migliorare le tue attività di comunicazione in attesa di costruire uno storico personale delle campagne.
Al prossimo articolo!

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